Relazioni - Philos

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RELAZIONI

Le relazioni sono il nostro “campo di battaglia” quotidiano: quanto dare?. Quanto chiedere nel rapporto con gli altri?. E ancora, cosa significa prendersi cura di se' e prendersi cura degli altri? Quali sono le modalità di relazione che ci mettono in difficoltà ?.

I nostri sguardi sono inevitabilmente giudicanti: ci distruggiamo reciprocamente nel tentativo di affermare noi stessi
"Tutto quello che vale per me vale per gli altri. Mentre io tento di liberarmi dall'influenza d'altri, l'altro tenta di liberarsi della mia, mentre io cerco di soggiogare l'altro, l'altro tenta di soggiogarmi...Il conflitto è il senso originario dell'essere-per-altri".
(J.P.Sartre, L'essere e il nulla)

L'altro resta sempre un mistero, posso cercare di “ucciderlo”, ma posso anche accoglierlo lasciandolo essere altro
"Nel semplice incontro di un uomo con l’altro si gioca l’essenziale, l’assoluto: nella manifestazione del volto dell’altro scopro che il mondo è mio solo nella misura in cui lo posso condividere con l’altro.
E l'intera vita si gioca nella prossimità, alla portata del mio sguardo, alla portata di un gesto di accoglienza o di rifiuto".
(E.Lévinas, Totalità e infinito)

L'amicizia...con le parole di Nietzsche!
"Voi vi affollate attorno al prossimo e avete belle parole per questo vostro affollarvi. Ma io vi dico: il vostro amore del prossimo è il vostro cattivo amore per voi stessi.
Voi fuggite verso il prossimo fuggendo voi stessi, e di ciò vorreste fare una virtù: ma io leggo dentro il vostro disinteresse”.
Non riuscite a sopportare voi stessi e non vi amate abbastanza: ora volete sedurre il prossimo all’amore e trasfigurarvi nel suo errore.
Io vorrei che non sopportaste ogni tipo di prossimo e di suoi vicini; così sareste costretti a creare, traendolo da voi stessi, il vostro amico e il suo cuore traboccante.
Io non vi insegno il prossimo, bensì l’amico.
Io vi insegno l’amico e il suo cuore riboccante. Ma bisogna saper essere spugna, se si vuol essere amati da cuori riboccanti.
Io vi insegno l’amico, nel quale il mondo si trova compiuto, una coppa del bene – l’amico che crea, che ha sempre da donare un mondo compiuto.
(F. Nietzsche, Così parlò Zarathustra)

“Eravamo amici e ci siamo diventati estranei. Ma è giusto così e non vogliamo dissimularci e mettere in ombra questo come se dovessimo vergognarcene.
Noi siamo due navi, ognuna delle quali ha la sua meta e la sua rotta; possiamo benissimo incrociarci e celebrare una festa tra noi, – come abbiamo fatto – allora i due bravi vascelli se ne stavano così placidamente all’àncora in uno stesso porto e sotto uno stesso sole che avevano tutta l’aria di essere già alla meta, una meta che era stata la stessa per tutti e due.
Ma proprio allora l’onnipossente violenza del nostro compito ci spinse di nuovo l’uno lontano dall’altro, in diversi mari e zone di sole e forse non ci rivedremo mai – forse potrà darsi che ci si veda, ma senza riconoscersi: i diversi mari e i soli ci hanno mutati!
Che ci dovessimo diventare estranei è la legge incombente su di noi: ma appunto per questo dobbiamo ispirarci una maggiore venerazione! Appunto per questo il pensiero della nostra trascorsa amicizia deve diventarci più sacro!
Esiste verosimilmente un’immensa invisibile curva e orbita siderale, in cui le nostre diverse vie e mete potrebbero essere intese quali esigui tratti di strada, innalziamoci a questo pensiero! Ma la nostra vita è troppo breve, troppo scarsa la nostra facoltà visiva per poter essere qualcosa di più che amici nel senso di quell’elevata possibilità.
– E così vogliamo credere alla nostra amicizia stellare, anche se dovessimo essere terrestri nemici l’un l’altro”
(F. Nietzsche, La Gaia Scienza, § 279)
 
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